In una scena della Grande Bellezza di Sorrentino una donna dice al protagonista che l’unico romanzo che aveva scritto doveva sicuramente essere stato scritto in un periodo in cui lui era molto innamorato. Credo che tutti abbiamo avuto un periodo del genere, tutti siam rimasti sotto una persona che nn dimenticheremo mai come non dimenticheremo lo struggimento che tanto ti faceva sentir vivo. Allora ero preso da un amore platonico per una tizia che mi ha moralmente distrutto, ma che in fin dei conti mi ha regalato uno dei periodi più belli della mia vita.
quanto darei per riavere qualcosa del genere…
Sono sempre stato un tipo nostalgico, che avete contro la nostalgia? E’ l’unico passatempo per chi non è ottimista verso il futuro! (altra citazione da La Grande Bellezza, l’ho visto proprio ieri) e oltre alle bellissime passeggiate in riva al mare la sera, alle discussioni sulle luci della città dall’Etna, ai messaggi poetici etc etc. con questa ragazza condividevamo una passione per la musica, ed in particolare per un determinato tipo di musica che a quei tempi era molto in voga tra gli “alternativi”: il post-rock.
Letteralmente il post-rock è il rock dopo il rock, dopo l’ultimo colpo di coda del rock coi Nirvana tutto si frantumò, almeno così si credeva allora, perché il rock aveva esaurito ciò che aveva da dire. Ovviamente il rock continuò, ma nacquero tutta una serie di band che in fondo non facevano cose granché nuove, ma utilizzavano l’assetto strumentale classico del rock per fare altro. Dagli Slint in poi si parla di destrutturazione del rock.
Gli Slint li ho visti a Roma, al circolo degli artisti. La cover del loro unico album degno di nota, Spiderland, ritrae questi quattro ragazzi che nuotano in quello che credo dia un fiume. Tutto il corpo è sommerso, e si vedono solo i loro visi da un’inquadratura abbastanza ravvicinata. Sono tremendamente giovani e sorridono di quel sorriso appena accennato di coloro che non hanno davvero cazzi per la testa. Mi immagino questi quattro tipi che fanno questo album che nn riscuote alcun successo o quasi, che hanno il loro lavoro, i loro studi o in generale i loro cazzi, ma che poi si vedono catapultati alla ribalta anni dopo in quanto riscoperti come inventori di un genere che iniziava a spopolare.
Gli Slint suonavano un rock catatonico con guizzi epilettici, ma parallelamente a questo post-rock se ne sviluppò una corrente che potremmo definire più emotiva. Ecco nei miei anni da innamoramento platonico (e purtroppo solo platonico!!) di questa roba ne ascoltati un fottio. Roba da struggimento totale e brutale, chitarre distorte che disegnano melodie scontate volte proprio ad andare a toccare le corde più profonde degli animi sentimentalisti come me. Ne ascoltai davvero tanta di questa musica, anche con la tipa ovviamente, tanto che per anni poi non potei più riprendere quella musica perché alle prime note l’animo mi si contorceva in spasmi di dolore per i ricordi! quando poi potei riascoltarla nuovamente mi accorsi che senza il supporto dei sentimenti molta di quella musica è alquanto scontata e noiosa. Di tutto quel periodo mi rimangono una manciata di pezzi che considero dei capolavori assoluti e che qui vado a raccogliere.
Innanzitutto gli Explosions in the sky. Dei texani che suonando con tre chitarre, una delle quali diventa basso quando serve, che costruiscono melodie semplici ma dagli incastri perfetti e una batteria che molto ricorda l’uso delle percussioni di Ennio Morricone, hanno sfornato un album di quelli che mi piace definire PERFETTI!! ovvero un album che dall’inizio alla fine non ha un momento che non sia giusto, che non lascia spaio neanche per un secondo alla noia e che trasporta la tua mente in cieli fatti di note delicate che ti accarezzano l’animo e esplosioni punk per liberare la tensione accumulata dai precedenti intermezzi musicali.
Gli Explosions dovevo vederli insieme agli Slint al circolo degli artisti di Roma, ma hanno annullato tutto il tour per problemi di salute di uno dei membri 😦
il resto della loro produzione, escludendo il secondo album album, è solo noia e ripetitività…
non so se gli Explosions in the sky o i Mogwai siano stati i primi a portare sotto i riflettori mondiali questo genere, credo i secondi, fatto sta che gli scozzesi Mogwai sono sicuramente stati più prolifici, meno ripetitivi. Anche loro hanno un album perfetto, uno di quelli che nn suonano mai o quasi nei live, che non è esattamente “emo” come quello degli Explosions ma che non ce la faccio a non mettere nella lista
in questo album c’è forse l’unico pezzo in cui cantano. Ricordo che quando in un’intervista gli chiesero perché non mettessero il cantato nei loro pezzi loro risposero che non avevano nulla di interessante da dire!! In realtà il loro pezzone emotivo è questo e ogni tanto lo devo ascoltare proprio in questa versione live che linko qui…violenza ed emotività…
I Mogwai li ho visti a Bologna all’Estragon, mi avevano parecchio deluso, e quando li rividi all’Ypsigrock festival a Castelbuono ho capito perché. A Bologna suonavo a volumi bassi. All’Ypsigrock, in una piazza chiusa da palazzi in pietra e con dei volumi sparatissimi mi hanno fatto godere in modo inverosimile. Feci vedere questo video ad una mia cugina inglese molto hippy, una vera hippy degli anni 60, e mi disse che questa era proprio la mia musica, che le sembrava di vedermi mentre ero “stoned” ad ascoltare questo pezzo. Ci aveva azzeccato. Sono tre note ripetute fino allo spasimo, variando solo l’intensità con cui vengono suonate…e lo stesso vale per quest’altro pezzo…
In Italia la band che spiccò su tutte a parte un album poi si perse nella banalità più totale: i Giardini di Mirò. Li vidi a Roma al dissonanze festival. Festival in cui ero andato quasi solo per loro, ma dove poi mi son ritrovato a vedere gente del tipo Battles, Alva Noto, Apparat, Patton e Fennetz e altri tra il meglio dell’elettronica di quei tempi. I Giardini di Mirò non sono elettronica, infatti anche loro dissero che apparentemente nn c’entravano nulla in quel festival, ma loro si sentivano a casa. Non so come visto che non c’azzeccavano na mazza in mezzo a quel crogiolo di artistoni internazionali dell’elettronica.
Dei Giardini di Mirò ascolto ancora un solo pezzo, un capolavoro del genere:
e come altri Italiani i Lento. Un gruppo romano sconosciuto, che fecero una demo post-rock che nessuno cagò di striscio e poi si diedero al post-metal. Genere suonato solo da loro credo. Questo pezzo era contenuto in quella Demo, che ho messo io stesso su youtube perchè se avessi perso la mia copia in mp3 lo avrei perso per sempre credo:
Dopo la prima generazione di gruppi ne vennero davvero tanti altri che per anni cercarono di portare avanti un genere che non poteva avere granché altro da dire…solo un pezzo di tutta sta nuova generazione di gruppi è nelle mie playlist
questi sono i pezzi che ancora ascolto di quella caterva di musica del genere che ascoltavo in quegli anni belli e difficili della mia esistenza. Ne aggiungo uno per puro campanilismo, il gruppo catanese che faceva questo genere e che vidi proprio con la fantomatica tipa allo Zo, e che con mia enorme sorpresa sentì citare a dei ragazzi, che dall’accento sicuramente non erano siciliani, al concerto dei Mogwai a Bologna. Non li seguì tantissimo, ma li stimo perché al contrario di altri gruppi del catanese di quel periodo che ancora si ostinano a suonare quei pochi pezzi che anno fatto in quel loro brillore di creatività, loro si son eclissati lasciandosi quegli anni alle spalle. Questo non è lo stile che mi ricordavo facessero ma è l’unico video trovato su youtube.
besos